Giurista e uomo politico italiano.
Compiuti gli studi a Sassari, si laureò in Giurisprudenza nel 1913.
Professore di Diritto processuale civile presso le università di Perugia
(1920-25), Cagliari (1925-31), Pavia (1931-32) e di Diritto commerciale presso
quella di Sassari (1932-54), ove fu anche rettore (1946-51), assunse, infine,
nel 1954 la cattedra di Diritto processuale civile presso l'università di
Roma. L'attività accademica si abbinò a una brillante carriera
politica. Iscrittosi nel 1919 al Partito Popolare fondato quell'anno da L.
Sturzo e nominato consigliere nazionale nel 1923, l'anno seguente fu candidato
al Parlamento per la circoscrizione elettorale di Sassari; dal 1926 fino alla
caduta di B. Mussolini si astenne da ogni attività politica, dedicandosi
interamente a quella accademico-giuridica. Nel 1943 fu tra gli organizzatori
della Democrazia Cristiana, di cui assunse la direzione per la Sardegna;
entrò, quindi, nella prima Consulta regionale sarda, contribuendo
all'elaborazione della legge per l'autonomia regionale. Sottosegretario
all'Agricoltura nel secondo Governo Bonomi dal dicembre 1944, conservò
l'incarico nei successivi Governi Parri e De Gasperi. Eletto deputato alla
Costituente nel giugno 1946, nel luglio successivo divenne ministro
dell'Agricoltura, conservando l'incarico sino al 1951. Dopo esser stato ministro
della Pubblica istruzione (1951-54), dal 1955 al 1957 fu presidente del
Consiglio con l'appoggio di una maggioranza DC-PSDI-PLI. Nel 1958 entrò a
far parte del Governo Fanfani come vicepresidente del Consiglio e ministro della
Difesa, dando vita, una volta dimessosi Fanfani nel 1959, a un Governo
monocolore democristiano, nel quale assunse anche il ministero degli Interni.
Dimessosi a sua volta nel 1960, entrò, comunque, nel Governo Tambroni
come ministro degli Esteri (incarico che conservò anche nei due
successivi Governi Fanfani). Nel 1962 quarto presidente della Repubblica
Italiana. Divenuto un preciso punto di riferimento per le forze conservatrici,
fu al centro di aspre polemiche per un presunto tentativo di colpo di Stato
promosso nel 1964 dal generale G. De Lorenzo. Colpito nel 1964 da una trombosi
cerebrale, fu costretto a cedere le funzioni di capo dello Stato al presidente
del Senato C. Merzagora, rinunciando dopo pochi mesi anche al mandato
presidenziale. Fu autore di numerose opere giuridiche, tra le quali spiccano:
Note critiche in tema di legislazione di diritto processuale (1922),
Intorno al nuovo diritto processuale (1940),
Il processo civile nello
Stato contemporaneo (1954) (Sassari 1891 - Roma 1972).